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Tra Oderzo e Polcenigo, oltre ad altre cose, c'è anche questo in comune: il campo è a pochi metri da un fiume che, nella stagione delle piogge, a volte esce dal suo letto e viene a far visita ai rugbisti. I quali, pur volendo molto bene al loro fiume, come conferma Nicholas, per poterlo ospitare nel loro campo sono costretti a fare a meno di giocare. Questo è successo ieri 11 novembre sia a Polcenigo, dove non si è potuta giocare l'attesa partita del First XV dell'OderzoLivenza contro Feltre, sia a Oderzo dove l'Under 16 ha dovuto rinunciare alla sfida con i pari età del Lyons VeneziaMestre e dove il Monticano ha fatto addirittura un giretto in piazza, per fortuna solo due passi.
Niente di strano: il rugby d'autunno e d'inverno è spesso fangoso e questo è normalissimo. Ma a volte deve anche prendersi una pausa e questo è meno normale anche se a volte succede. Il punto è che se succede un po' troppo regolarmente allora forse c'è qualcosa che non va.
Non entriamo nel merito dei problemi del campo di Polcenigo perché non ne sappiamo abbastanza, anche se naturalmente ne abbiamo parlato spesso con gli amici "lupi". Giocatori e dirigenti qualcosa ci hanno raccontato, oltre a quello che vediamo di persona negli allenamenti che si fanno e nelle partite che si disputano al campo “Don Santin”, collocato in una bellissima posizione ai piedi del colle su cui si trova il castello di Polcenigo e a cento metri dal Gorgazzo, una delle due sorgenti del Livenza. Abbiamo toccato con mano lo scorso anno i problemi della superficie, che per fortuna e grazie a un attento lavoro adesso sembrano sostanzialmente risolti. Abbiamo visto anche che gli spogliatoi non sono proprio in ottime condizioni e che è in corso un dialogo con l'amministrazione locale nella ricerca di un modo per intervenire.
Tra parentesi, questo lo sappiamo anche grazie a Marco De Carli, trequarti di valore che per ora (per ora? Ciao Marco...) diverse ragioni tengono lontano dal campo di gioco, ma anche ingegnere e attentissimo osservatore e critico dei problemi amministrativi (e, in qualche misura, politici) locali, dei quali ragiona e discute sul suo blog Supereroi per Polcenigo. Ve ne linkiamo qui direttamente due post, relativi proprio alla situazione del campo e degli spogliatoi: se ci date un'occhiata vedrete che anche lì la considerazione per il rugby negli anni non è stata proprio adeguata e che ci sono tante questioni in sospeso. Personalmente mi limito a osservare (avvertendo in anticipo che è un'osservazione superficiale, fatta da qualcuno che non conosce bene la situazione e tutte le sue implicazioni) che lo scorso autunno ci siamo allenati per un po' nel campo parrocchiale di S. Giovanni, e che anche molti di noi hanno considerato come, con una spesa relativamente limitata, quell'area potrebbe diventare uno spazio perfetto per consentire davvero lo sviluppo del rugby a Polcenigo. Ma, ripeto, è un'osservazione priva di titolo.
Non entriamo neanche nel merito delle questioni del campo di Oderzo, non è questo il momento per riprenderle in mano. Osserviamo solo che ancora una volta l'acqua è arrivata fin quasi a metà campo e che la settimana prossima ci troveremo con i soliti problemi post allagamento. Spesso in passato in questa stagione il nostro campo assumeva per lunghi mesi l'aspetto delle Paludi Morte del Signore degli Anelli, con delle pozze spaventose in cui dopo la mischia o il placcaggio i nostri giocatori si trovavano abbracciati alle mummie dei rugbisti dei secoli passati che la terra custodisce nelle sue profondità. Ultimamente invece ci è cresciuta sopra una specie di gramigna dura, cespugliosa e abrasiva che ricorda il deserto dell'Arizona e che prelude al momento in cui, con la stagione asciutta, rivedremo come ogni anno Tex Willer e Kit Carson attraversare il nostro campo sabbioso sulle tracce della solita tribù di Navajos ribelli all'autorità sacra di Aquila della Notte, per poi passare al nostro Club a mangiare una bistecca alta tre dita con una montagna di patatine fritte e a bere un barile di birra gelata. Adesso intanto aspettiamo, una volta ritiratesi le acque, di vedere quale altra mostruosa mutazione presenterà il nostro disgraziato campo. Noi ci scherziamo, ma non c'è tanto da ridere...
Per non essere entrati nel merito l'abbiamo fatta lunga: torneremo presto a parlare di rugby giocato, che è la cosa che ci piace di più.
Ultima modifica: 12/11/2012 alle 18:48
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