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Alcuni sentono la loro voce interiore con grande chiarezza e vivono seguendo ciò che ascoltano. Queste persone diventano pazze...o diventano leggende.
Le leggende sono fatte per essere raccontate e tramandate di generazione in generazione. Alcune sono frutto dell'immaginazione, altre di sonore bevute, altre inventate per tenere buoni i bambini più indisciplinati. Molte invece sono avvolte da un fitto alone di mistero e di cui la verità non si saprà mai. Come questa che vi sto per raccontare. Io ho un lontano cugino friulano, almeno penso ancora di averlo, che non vedo da molti anni, forse una trentina, o forse più. Uscì di casa una mattina di marzo, dopo l'ennesima delusione amorosa, ed i suoi parenti non ebbero più notizie di lui per un lungo periodo. Laureato in non mi ricordo cosa, lasciò casa, amici, un lavoro sicuro ed un biglietto sul comodino con su scritto: " Non tormentatevi per me; dove vado, la malinconia non mi seguirà. Cara mamma, mi farò vivo io." Si seppe dopo tanto che viveva tra i monti, con un piccolo gregge, vagando senza una meta precisa e vivendo alla giornata. Ma nessuno era mai riuscito ad avvicinarlo; era introvabile, come appunto un fantasma.
La scorsa settimana decido di andare a trovare i Grifoni in Val Tramontina. La giornata è splendida; e così metto in moto il mio scooter (scusate il gioco di parole) e decido di fare una strada alternativa, che come ben sapete, il più delle volte risulta una pessima scelta. Infatti così lo è stato. Arrivo a Montereale e prendo per Barcis; faccio circa cinque km a devio sulla destra per Poffabro e Meduno, per poi salire fino a Tramonti di Sopra. Faccio appena un km e trovo un cartello stradale di divieto di transito a 11 km. Prima sequela di parolacce. Torno indietro un 200 metri e salgo fino ad Andreis e trovo un signore a cui chiedo se c'è una strada alternativa per raggiungere Poffabro. Lui cortesemente mi indica in furlano doc la stessa strada interrotta al km 11. Gli faccio umilmente notare il problema e lui spazientito dalla gola secca mi risponde " A te càpis nuie! Te passi!" Affatto tranquillo, molto dubbioso e con un presentimento come una nube tossica prendo la strada in questione. Salgo fino alla Forcella di Pala Barzana, ridiscendo verso Poffabro e dopo mezz'ora e mille tornanti mi devo fermare. Ed il perché non lo immaginate? Riesco a intravedere le prime case del paese ma una rete metallica alta due metri mi impedisce di andare avanti. Seconda sequela di parolacce. Questa volta molto più colorita e chiamando in causa le alte sfere! Non c'è altra soluzione che tornare indietro fino a Montereale, proseguire fino a Maniago per poi salire fino a Poffabro. Così faccio. E così torno a passare vicino ad Andreis e mi viene una gran voglia di tornare in paese dal signore tanto gentile e dalle idee chiare. Però tiro dritto; solamente dopo avergli augurato una diarrea fulminante con la carta igienica finita e senza acqua in casa. Il mio viaggio prosegue ed incontro una scritta su un muro che fa: "I vostri etilometri non fermeranno la nostra sete" Sotto qualcun'altro ha aggiunto. "Ma i muri si!"
Arrivo finalmente a Tramonti e vengo calorosamente accolto da Bepo Camillo, Tex e tutti i Grifoni. Saluto Riccardo e Gregory e faccio conoscenza con il resto del staff tecnico. Vengo favorevolmente sorpreso dalla struttura ben tenuta, dall'organizzazione e dal panorama circostante. Seguo un ottimo allenamento e noto un gran impegno da parte di tutti; con la consapevolezza che si stiano divertendo un casino e noto più di un giocatore veramente interessante. Prima del pranzo Tex mi fa fare una visita guidata di tutta la struttura; faccio conoscenza con i cuochi e finalmente arriva l'ora del rancio. Gnocchi al pomodoro, cosce di pollo con piselli, gelato. Serve altro? Buono ed abbondante. Vedo ragazzi, che a casa fanno fatica a finire quello che hanno nel piatto, papparsi due razioni di gnocchi! E' vero che la montagna stimola l'appetito ma qui stiamo parlando di lupi del Caucaso. A tavola Bepo mi racconta che tra la truppa si è diffusa una storia riguardante un personaggio chiamato "Il pastore pazzo", che nella notte si aggira nei dintorni con il suo gregge ed i suoi cani. Io immagino che sia una storia nata lì per tenere a freno i più facinorosi; e così quando Bepo mi vuole presentare ai ribelli come cugino del pastore pazzo, logicamente sto al gioco. Indossando occhiali scuri, rispondo a varie domande riguardo il personaggio. Rispondo però in un modo molto vago; lasciando le frasi sospese in aria e lasciando loro un sacco di supposizioni. Li lascio con tante domande, pochissime risposte, e un po’ più calmi. Nel primo pomeriggio mi congedo da loro con un po’ di rimpianto ma felicissimo di avere toccato con realtà un progetto meraviglioso. BRAVI!
Parto con l'idea di farmi un giro nei dintorni e così prendo una strada sterrata che in una piccola valle segue un torrente. Avanzo, mi fermo, guardo il paesaggio, riparto. E così facendo mi allontano dalla strada maestra di un bel po’. Fa un caldo boia e così decido di fermarmi per rinfrescarmi nel torrente adiacente. Levo casco e scarpe e immergo i piedi nell'acqua gelida, traendone sollievo immediato. Così, seduto all'ombra, appoggiato ad un masso ed immerso nei miei pensieri, cado in un leggero sonno. Non so quanto tempo fosse passato, non molto direi, quando mi sveglio di colpo con una strana sensazione. Mi guardo attorno e non vedo nulla che possa destare una minima preoccupazione, o così mi sembrava in un primo momento. Ancora adesso non so per quale motivo, ma improvvisamente mi sento osservato. Mi guardo attorno e ci sono solo alberi, rocce e natura incontaminata a perdita d'occhio. Scaccio via quei strani pensieri e mi accingo a riprendere la via di casa. Mi chino sul torrente e con le mani a coppa raccolgo un po’ d'acqua per rinfrescarmi; ripeto l'operazione un paio di volte... ed è mentre mi alzo in piedi che lo vedo. Seduto su un masso, dall'altra parte del torrente, a circa 100 mt, un uomo dall'aspetto anziano, barba incolta e vestito da montanaro, mi sta osservando. Avrà avuto, così ad occhio, una settantina d'anni; ma l'aspetto inganna l'occhio il più delle volte, e così potrebbe averne avuto anche sessanta. Accanto a lui un cagnaccio dall'aspetto tutt'altro che mansueto. Il figlio di Lucifero, incrociato tra tutte le razze dell'universo. D'istinto alzo una mano e lo saluto; lui ricambia ed abbozza quel che a me sembra un tentativo di sorriso. Rimaniamo a guardarci per un po’, poi d'improvviso vedo che da una sacca a tracolla estrae quello che sembra un pezzo di carta ed un moncone di matita. Vedo che scrive velocemente qualcosa e poi con voluta lentezza, per essere sicuro che vedessi tutto, lascia il pezzo di carta sopra un masso e lo ferma con un sasso perché non voli via. Poi scompare. Così, come era apparso. Il messaggio era chiaro: il biglietto era per me. Aspetto 5 minuti e poi risalgo il torrente fino a trovare un posto con poca acqua per poterlo guadare. Una volta attraversato mi dirigo verso il masso con sopra il foglio e lo raggiungo in un baleno con il cuore fuori giri dalla curiosità. Prendo il foglio e lo leggo; ma nel farlo, d'istinto alzo lo gli occhi e lo rivedo a circa 300 mt con il suo cane "babilonia", che da sopra una collinetta alza una mano e mi saluta. E poi via di nuovo, verso il mistero dal quale era venuto. Rimango lì inebetito per un bel po’, poi decido che è venuto l'ora di tornare alla realtà... sia fisica che mentale. Prendo la moto e comincio la strada verso casa; e questa volta senza giri alternativi. Guidando... penso. E la mia mente va verso mio cugino Domenico che vive tra i monti e non vedo da secoli. Mi domando se c'è un filo che collega mio cugino ed il personaggio incontrato poco prima; ed un brivido mi corre lungo la schiena. Arrivato a casa ed il pensiero mi tormenta ancora ed è ancora con me mentre sto per addormentarmi; però decido di scacciare i pensieri tristi per sostituirli con il ricordo della meravigliosa giornata passata con il Rugby Camp in Val Tramontina. E così finalmente, stanco della giornata non priva di emozioni, dopo aver recitato le preghiere serali (scherzo!!) il sonno mi sorprende.
Dimenticavo: sul biglietto, in bella calligrafia, chiara e marcata, c'era scritto: "Faber est suae quisque fortunae" Che per chi non sa il latino (me compreso) vuol dire "Ciascuno è artefice del proprio destino" Alla prossima. Joseph.
Ultima modifica: 19/07/2011 alle 23:02
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