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Ce lo ricorderemo, quest’anno.
Se lo ricorderanno i fioi, i Grifoni U18, tutti i loro allenatori e dirigenti, i genitori e tutti quelli che comunque hanno seguito con un po’ di attenzione il campionato.
Partiti con qualche numero in più dopo una stagione difficilissima ed eroica, in cui ad ogni partita bisognava lottare con infortuni e impegni per poter mandare in campo la squadra, i Grifoni U18 hanno fatto parecchia strada.
Io non ci avrei scommesso, francamente, e credo che pochi tra noi (e anche tra loro stessi) immaginassero di arrivare in fondo in questo modo. Invece, passo dopo passo, i fioi sono cresciuti in un modo che ci ha davvero impressionato, e col tempo sono diventati davvero una squadra solida, capace di non spaventarsi di fronte a nessuno.
Per capirci, rifacciamo un po’ il percorso. Barrage onorevole, con sconfitta netta ma non troppo pesante in casa del Benetton (38-6, 6 mete), vittoria ampia ma non facile con il Piave (22-5, 4 mete) e poi sfida decisiva in casa con Paese che ci batte 18-11 in una partita che già allora avremmo potuto vincere. Comunque perdiamo e fa terzo girone.
Ci siamo chiesti più volte, in seguito, se avremmo saputo fare un campionato così bello anche finendo nel girone più forte. Proviamo a rispondere alla fine. Per adesso andiamo avanti cominciando a ricordare la prima partita, la sconfitta pesante in casa col CUS Padova (0-31) e le vittorie successive (tutte in casa) con Rubano e Alpago, belle larghe, e con Belluno e Fontana, più difficili e con punteggio più stretto. La sensazione era quella di una squadra con un impianto robusto, soprattutto a livello di mischia, ma con la coperta un po’ corta in alcuni ruoli chiave nel reparto arretrato e un po’ Alisson-dipendente anche nella testa. Ma si sapeva che Alisson poteva esserci come non esserci, e lo si è visto poi nel girone di ritorno, in cui tra infortuni e altro non ha potuto dare un grande contributo (per lui adesso l’importante è capire dove e come investire energie e qualità: che lo faccia in modo da sentirsi a posto. Poi, se serve, noi saremo qua…)
La partita a Trieste segna un punto di svolta anche su questo piano. E’ vero, manca Ali e perdiamo, ma nessuno la prende per una conferma del fatto che senza di lui la squadra non c’è, anzi: tutti si rendono conto del fatto che la squadra c’è lo stesso. Fermiamoci un attimo a ricordare: bel primo tempo e 10-6 per noi con due belle mete in gioco chiuso e gli avversari un po’ in ansia. Arriviamo a due metri dalla terza meta che forse ci permetterebbe di chiudere il discorso, ma non ce la facciamo, poi perdiamo in avanti una palla banale a metà campo e aspettiamo ingenuamente un fischio che non viene, perché gli avversari raccolgono e partono per andare in meta. Brutto colpo da cui non ci riprendiamo, anche perché forse ci manca un po’ di fiato. La partita è persa, ma nella testa qualcosa comincia a scattare. I fioi si sono resi conto che la partita contro una delle prime era a portata di mano e che se giocano come sanno si possono imporre sugli avversari. Il lavoro dei coach Stefano e Raffo comincia a vedersi, la squadra gioca organizzata e sfrutta bene le proprie qualità, qualche giocatore con un po’ più di esperienza è in grado di risolvere alcune situazioni di forza o d’astuzia, i nuovi si stanno integrando bene e cominciano a saper stare in campo senza ansia e a fare la propria parte con sicurezza sufficiente.
La svolta vera e propria viene con l’anno nuovo. A dicembre siamo quarti con 18 punti, 4 vinte e 2 perse, il CUS Pd sembra irraggiungibile con 30 punti (6 vittorie col bonus), ma il lavoro in allenamento paga e la convinzione cresce: a gennaio liquidiamo Piave senza troppa fatica, portiamo a casa uno strano 7-3 (e sappiamo in che senso…) a Pordenone e vinciamo a tavolino con Montebelluna che non si presenta. Poi, a metà febbraio il primo passaggio davvero decisivo: due partite di seguito fuori casa: al Lido (terzo due punti avanti a noi) e a Padova, primi con 9 su 9. Andiamo a Venezia carichi e lucidi e torniamo a casa con una vittoria di un punto, 19-20, maturata dopo una lotta fino alla fine in una partita bellissima. Io non ci sono e Bresca padre mi chiama alla fine con la voce semirotta dall’emozione. Una delle chiavi è la scoperta di Ale Buosi calciatore potente e preciso pur se schierato in seconda linea, ma tutta la squadra si è battuta con intelligenza e comincia davvero a sentirsi forte e fiduciosa. In più il CUS ha perso la prima partita in casa con Trieste e forse li troveremo un po’ meno convinti.
Ma l’importante è che le cose cominciano davvero a girare: il pack è forte ed efficace in mischia chiusa e aperta, Gregory alterna prima e terza linea ed è sempre trascinante, assistito da un reparto avanzato che può contare sulla sicurezza di Sancio tallonatore e uomo da ruck di vera razza e di Manuel di cui abbiamo finalmente scoperto le doti di combattente. Fondamentali Leo e Ale, capaci di reggere bene sia in prima che in seconda accanto all'immancabile e costante Nicola e preziosa la presenza di Gabriele e Rick Amadeus (che abbiamo scoperto anche ottimo cronista). In terza abbiamo armi affilate: l’aggressività e l’esperienza di Giuggiola e poi di Vetto e Cesco, che si sono alternati con buoni risultati anche nel ruolo per loro inedito di mediani di mischia, sostenuti da gennaio in poi dal rientro fondamentale di Red, altro grande combattente, uomo-touche e capace di vedere il gioco. Indispensabile Nicolò Baldo, che ha girato tra la mediana e l’estrema sempre con grande lucidità ed efficacia tecnica, e bei passi avanti per Enrico T. che come apertura ha acquisito sicurezza di partita in partita. I tre-quarti sembrano un po’ inventati, con giocatori in gran parte freschi di rugby e con poca esperienza, ma ricordiamo che hanno placcato (quasi sempre) come dannati e hanno tenuto in difesa come nessun altro nel girone (solo 188 punti subiti a fine anno). Linea di centri con il “capitano coraggioso” Mirco, vero uomo-rugby che tutti conosciamo e apprezziamo dentro e fuori dal campo e il tenace Luca, altra risorsa paziente e silenziosa ma sempre presente al suo posto, e all’ala le tre alternative: Roberto, grande passione e costanza e i nuovi Marco e Enrico B. che in solo un anno sono riusciti a raggiungere un livello interessante e a fare davvero delle buone cose.
Dunque andiamo a Padova col coltello tra i denti anche per ricordare che saremo pure dei panzoni ma in campo ci sappiamo stare. Non torniamo su quella partita che tutti ricordiamo e della quale abbiamo già parlato. Vinciamo e ci lanciamo verso la vetta della classifica. Siamo terzi a 4 punti da un CUS che ha perso lo slancio, in mezzo c’è Trieste e dietro di poco il Lido, pericolosissimo.
Ma la frittata la facciamo dopo la pausa, a Rubano, dove andiamo in campo troppo sicuri e prendiamo tre mete prima di metterci a giocare davvero. Recuperiamo solo fino a -3 punti e ci condanniamo a inseguire fino alla fine. Da quel momento in poi non perdiamo più colpi, anche se un rimpianto enorme resta il mancato bonus in Alpago (0-20 a metà partita, 0-20 alla fine) che, alla fine, ci costerà tantissimo. Al di là di questo, una serie di belle prestazioni: dalla vittoria a Belluno, con Ali di nuovo in campo per una volta, le prime due mete di Enrico B. e la meta rubata da Giuggiola su un piazzato sbagliato, al Fontana travolto dopo lo 0-7 iniziale, alla vittoria contro il forte Trieste imbrigliato al largo e colpito allo stomaco, al Pordenone lasciato a zero, alle pratiche sbrigate contro Piave e, a giochi fatti, Montebelluna.
Torniamo però alla partita decisiva, in casa contro il Lido. Una partita giocata in condizioni strane, sotto la nuvola di Fantozzi che apre pozzanghere nel nostro campo disgraziato e che affrontiamo sapendo che ci basta vincere 4-0 o 5-1 (punti) per arrivare primi. Bellissima partita anche quella, contro una squadra davvero solida e ben organizzata, che si muove bene fuori ma non tanto da segnarci meta, che tiene il campo bene ma non ci crea pericoli troppo spesso, che poi è vulnerabile abbastanza da cedere quando affondiamo da posizione favorevole e che dunque prende da noi tre mete a zero, con qualche situazione non sfruttata che ci avrebbe potuto permettere di chiudere il discorso. Il problema è che loro hanno un ottimo calciatore che ne mette dentro quattro su cinque, e che nel finale ci mettono in difficoltà e rischiano addirittura di segnare e vincere. Alla fine vinciamo noi, ma non basta. Per loro c’è il bonus difensivo e per noi un po’ di rimpianto (con Enrico che si tormenta per un piazzato mancato… ma che noi abbracciamo e ringraziamo per tutto quello che di buono ha fatto) ma anche la soddisfazione di aver fatto un gran campionato e di aver raggiunto un livello che ci avrebbe messo in condizione di portare a casa risultati buoni anche se fossimo stati (ne siamo convinti) nel secondo girone.
Fine. Complimenti a tutti, anche a Lorenzo e Nicolas, arrivati ad anno inoltrato ma che hanno trovato un po’ di spazio in campo e hanno dimostrato di esserci: Lorenzo con grande disponibilità e Nicolas perché le ragazze lo guardano (scherziamo…). Stanno facendo esperienza e se insistono ne riparleremo. Ricordiamo anche Pani che vorremmo vedere più spesso ad allenarsi per sfruttare le sue buone qualità.
L’anno prossimo le carte si mescoleranno un po’: non sarà un anno facile e per ciascuno di voi fioi il problema sarà gestire il passaggio impegnativo con la scuola, con altre cose da fare, con un gruppo che si allargherà. Cercheremo di esserci a seguirvi e sostenervi sempre, accanto ai coach Stefano e Raffo e ai fondamentali dirigenti Giovanni e Angelo. Avete messo insieme un bagaglio di qualità tecniche e umane che è un vero patrimonio e che cercheremo di aiutarvi a conservare e sviluppare in ogni caso, sapendo che oltre al rugby la vita presenta tante altre opportunità e problemi, ma sapendo anche che il rugby può restare per tutta la vita una risorsa vitale e piena di occasioni.
Siete stati davvero bravi: cerchiamo di continuare a fare un buon lavoro.
Ultima modifica: 01/07/2011 alle 00:26
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