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05/02/2013, 19:30

IL MIO 6 NAZIONI

di Joseph Rossetto

Sarebbe molto facile iniziare questo mio approfondimento con la splendida vittoria dell'Italia contro la Francia, ma terrò le mie considerazioni a riguardo per ultime, rispettando così l'ordine cronologico in cui le partite si sono svolte. La vittoria azzurra è stata la sorpresa del primo turno, ma per come si sono svolte la cose in campo, non parlerei affatto di sorpresa.

Ma andiamo con ordine e lasciamo che il fiume segua il suo corso naturale. La giornata di Sabato è stata una delle peggiori di questo inverno, finora, vento e pioggia neanche fossimo stati ad Aberdeen nell'est della Scozia. Con una giornata del genere avere divano, plaid, pantofole, telefoni staccati e due partite del 6 Nazioni in programma... cosa si può pretendere di più dalla vita? Il programma delle partite della prima giornata ci dà Galles-Irlanda alle 14.30 come match d'apertura e il pronostico, visto il momento “no” dei gallesi, appare incerto. Sono invitato a pranzo a casa di Patrizia e Tamba e il lunch prevede un sontuoso rombo al forno con patate, pomodorini e capperi. Da perfetto invitato non mi presento mai con le mani in mano e così la mia bottiglia di vino siciliano, un blend di uve Grillo e Cattarrato, si sposa perfettamente con il rombo in questione. Tamba ne è deliziato, e da come trangugia bicchiere su bicchiere, ne sono ampiamente convinto. Decido di fermarmi a vedere la partita a casa sua essendo lui un tifoso gallese di antica data, anche perché visto il momento non proprio raggiante del quindici del dragone, è giusto stargli vicino.

Qui da noi imperversa la bufera, a Cardiff invece, ironia della sorte, splende un sole radioso ed è proprio il caso di dire che non c'è più religione. La partita diretta dal francese Poite inizia con un'Irlanda veemente e dal ritmo forsennato, ma a ben vedere, senza togliere niente agli irish, fa più impressione l'inconsistenza dei gallesi. A Novembre, perdendo tutti i test autunnali in casa, si pensava a una crisi momentanea, ma la cosa adesso si fa più seria. Il Galles, anche se difettava per qualche assenza, ha perso il bandolo della matassa, ha perso lo smalto e la capacità di far vivere il pallone: i gallesi perdono i punti d'incontro e fanno una fatica enorme a portare a casa punti quando sono nei 22 avversari. Gli irlandesi, che ogni anno vengono definiti una squadra al capolinea e che praticano un gioco logorante per loro stessi, nel primo tempo tirano fuori una prestazione più che convincente; segnano due mete, la seconda, in verità, nata da un rimpallo fortunoso, ma per tutto il primo tempo dominano in tutte le fasi di gioco, tornando negli spogliatoi per l'intervallo con 20 punti di vantaggio, per l'esattezza conducono 23-3.

Nel secondo tempo i gallesi entrano in campo con un piglio diverso, attaccano a testa bassa ma con scarse idee; l'Irlanda, per contro, si spegne un po' ma dà sempre l'impressione di poter controllare la partita. Segna subito una meta con O'Driscoll, che, trasformata, porta l'Irlanda sul 30-3, e qui per pudore e censura vi risparmio i commenti di Tamba... Il Galles cerca di salvare l'onore e, come detto, complice un'Irlanda un po' spenta negli ardori, segna 2 mete in dieci minuti e quando ne mancano cinque alla fine ne segnao una terza portandosi a -8 nel punteggio. Servirebbe un miracolo e il Galles di un anno fa lo avrebbe senz'altro fatto, anche perché l'Irlanda nel frattempo è uscita mentalmente dalla partita e non ce la fa più a rientrare. Ma il miracolo non avviene e finisce 30-22 per gli irlandesi che espugnano Cardiff più facilmente del previsto. Considerazioni. Il Galles è in crisi profonda sia di gioco sia di condizione fisica e mentale e sinceramente non vedo possibili miglioramenti immediati. L'Irlanda sembrava per l'ennesima volta al capolinea, ma la loro caparbietà di riuscire a cavar fuori qualcosa di buono stupisce di volta in volta. Sono come un tubetto di dentifricio: quando pensiamo d'averlo finito, spremi spremi, qualcosa ne viene sempre fuori.

Arrivo a casa poco dopo le 16.30 perché alle 17.00 c'è Inghilterra-Scozia e la voglio vedere in un silenzio da monastero di clausura. Così, oltre ad aver staccato cellulare e telefono di casa, collego il pulsante del citofono con la corrente elettrica a 220 volt. Questo espediente mi è stato suggerito dal manuale “Come tenere lontano i Testimoni di Geova”... e vi dirò che dà risultati inaspettati. La domanda che tutti i supporters dell'Inghilterra si pongono è la seguente: siamo sulla buona strada o la vittoria di novembre contro gli All Blacks è stato come un lampo a ciel sereno? La partita, diretta dallo spocchioso Rolland inizia e l'Inghilterra attacca furiosamente trascinata dal ruggito dei suoi sostenitori; guadagna un calcio alla seconda devastante ruck, Farrell lo manda tra i pali, e siamo sul 3-0 dopo neanche 2 minuti.

Nel frattempo mi accorgo che il commento della partita su Sky è del duo Pierantozzi-Fusetti, noti menagrami dell'Inghilterra, della quale parlano a vanvera per tutti gli 80 minuti. Sono sempre stato dell'avviso che portano sfiga e il più delle volte quest'impressione si è tramutata in realtà. Decido di dar loro un'altra chance e infatti, dopo neanche otto minuti, l'ala inglese Brown non trova una touche e consegna la palla all'estremo scozzese Hogg, Quest'ultimo contrattacca e s'incunea nei 22 degli inglesi i quali lo stanno a guardare neanche passasse in parata la carrozza della Regina. Viene fermato solo quando mancano cinque metri alla linea di meta. Gli scozzesi arrivano caricando come gli highlanders di Robert Bruce nella battaglia di Bannockburn nel 1314, due rucks da manuale in successione e meta sulla bandierina!! Il mio sospetto sul duo Pierantozzi-Fusetti si consolida come un blocco di cemento e cambio rapidamente commento passando su quello in lingua originale.

Gli inglesi incassano il colpo ma reagiscono da par loro ed iniziano a macinare metri su metri; a mio parere però sprecano molte palle, nel senso che le perdono per troppa foga, e concludono il primo tempo in vantaggio 19-11 segnando una sola meta, che rispetto al campo occupato e al possesso palla è un po' poco.

Nel secondo tempo l'Inghilterra consolida il suo vantaggio dopo appena 2 minuti con l'esordiente centro Twelvetrees, un giocatore che quando ha la palla in mano ricorda per certi aspetti l'eleganza di Jeremy Guscott, famosissimo centro inglese degli anni '90. Il match si incanala verso la vittoria inglese, ma il quindici albionico continua a sprecare parte del lavoro prodotto e ne è l'esempio il 70° minuto di gioco. Gli inglesi sono dentro i 22 scozzesi da tre minuti abbondanti, vanno avanti corrodendo metro su metro a suon di ruck e pick and go l'eroica difesa highlander, ma neanche a dirlo, perdono sciaguratamente la palla a 3 metri dall'area di meta. Gli scozzesi recuperano palla e come un fox dog hunter annusano nell'aria che il momento è buono, soprattutto perché gli inglesi sono frustrati dall'occasione di una meta certa buttata alle ortiche. Gli scottish risalgono il campo, escono dai propri 22 e calciano la palla verso i 22 inglesi i quali arrancano con fatica in un misero tentativo di difesa. Sulla palla calciata arriva per primo l'estremo scozzese Hogg, il quale con altre due pedate manda la palla in area di meta dove si tuffa schiacciando l'ovale con il solo estremo inglese Goode a rincorrerlo vanamente e con il resto dei suoi compagni ancora fermi nei 22 scozzesi impegnati in un animata discussione su: in quale pub trascorrere il fine serata. Una meta fortunata, questo sì, ma coraggiosa per come è nata e per il punto da cui è partita l'azione. L'Inghilterra segna la quarta meta a tempo scaduto, portando il risultato finale sul 38-18, ma per volume di gioco, possesso e conquista territoriale, se fosse finita con un più ampio margine non sarebbe stato scandaloso.

Considerazioni. La Scozia ogni tanto fa la partita della vita, vedi la vittoria in Australia contro i padroni di casa il Giugno scorso, ma ormai sono episodi isolati e la loro crisi generazionale, vedi penuria di giocatori di qualità, perdura da diversi anni e forse il fatto d'avere una federazione con un limitato budget finanziario per eventuali progetti ne è la causa principale. Dell'Inghilterra che dire? Squadra con una media di 25 anni, con molti giocatori di qualità e sopratutto, finalmente, con un gioco che coinvolge tutta la squadra in ogni momento. L'allenatore Lancaster non ha fatto altro che selezionare i più talentuosi giocatori che la Premiership offre, senza guardare tanto per il sottile: nè l'età nè la squadra di provenienza. La conferma della sempre più autoritaria giovane apertura Farrell e della seconda linea appena ventunenne Launchbury, nonché l'esordio del ventiduenne centro Twelvetrees la dice lunga sulla mentalità di Lancaster. Il progetto inglese si chiama mondiale 2015 e per adesso le basi ci sono; ma la strada è ancora lunga e le avversarie non staranno certamente a guardare.

La serata la passo riguardando entrambe le partite: Inghilterra-Scozia questa volta con il commento dell'isterico Pierantozzi e del chierichetto Fusetti; ad ogni critica e commento negativo, e sono parecchi, specie nel primo tempo, facendo il classico gesto del ombrello con somma soddisfazione e sicuro del risultato, li mando letteralmente ad adempiere ai loro bisogni intestinali. Italia-Francia si gioca la domenica e per l'evento vengo invitato a vederla a casa di Paola e Sandro con convocazione alle 15.30. Ora, è bene precisare una cosa: il mio non è affatto snobismo nè tanto meno arroganza, ma a me piace guardare la partita da solo, o al massimo con altre due persone, perché quando si è in tanti la confusione e i decibel aumentano fuormisura e l'atmosfera della partita si perde nei commenti di tutti i presenti. Ma questa volta l'invito di Sandro lo accetto più che volentieri, ci mancherebbe, e così, puntuale alla convocazione, mi presento a casa sua.

La partita inizia alla 16.00 diretta dall'arbitro gallese Owens, uno dei migliori fischietti al mondo, e qui c'è una piccola nota di demerito. Il giorno precedente, sabato, il giornale “La Stampa”, che io spesso leggo, presentava il match dell'Italia del giorno dopo in un articolo striminzito. Titolo: “ Sei Nazioni, arbitro gay per Italia-Francia”. Ma cosa cazzo c'entra il fatto che sia gay o meno, mi chiedo. O è questo il modo di divulgare il rugby, con gossip bigotti da quattro soldi? Avere una cultura non solo rugbistica ma sopratutto sportiva, è anche non cadere in bassezze di questo tipo, degne di menti retrograde e povere di contenuto cerebrale. Seconda cosa: sui giornali italiani, sportivi e non, fino a venerdì, salvo poche righe, non c'era traccia del 6 Nazioni neanche a pagarlo in lingotti d'oro. Mi chiedo: come mai non è possibile avere un po' più di attenzione da parte della stampa non solo durante i giorni a cavallo della partita? Crescere è anche questo. Ma andiamo oltre.

A Novembre chiudevo il mio commento sui test match dell'Italia di quel mese dicendo: “Se siamo veramente cresciuti, nel prossimo 6 Nazioni due partite su cinque dobbiamo vincerle. Senza se e senza ma”. Visto come è finita la prima gara verrebbe da dire che forse possiamo vincerne anche più di due, ma su questo andrei molto cauto. Abbiamo già vinto due partite in passato (solo una volta in verità, 2007), e al mondiale di quell'anno tutti ricorderanno com'è finita: eliminati dalla Scozia nella gara decisiva disputata a Saint Etienne, dove c'era in palio il passaggio ai quarti. Adesso però sembrerebbe che le cose siano cambiate, e vediamo se ciò è vero analizzando la partita nel suo svolgimento.

La partita è diretta come detto dal gallese Owens, la giornata è per fortuna splendida e l'Olimpico è una bolgia anche se non presenta il tutto esaurito. Però 60.000 anime ci sono, e l'Italrugby pure. Pronti via, e siamo già sul 7-0. I francesi recuperano un pallone perso maldestramente dai nostri e calciano la palla nella nostra metà campo, l'estremo Mc Lean la recupera al volo e contrattacca trovando un punto debole nella retroguardia francese. Ruck, palla veloce al piccolo Orquera il quale finta magistralmente il passaggio penetrando come una lama incandescente nel burro tra gli attoniti tre quarti francesi. Dopo 15 metri vede Parisse sulla sua sinistra e gli scarica il pallone con su scritto “Basta schiacciare”, cosa che Sergio puntualmente esegue. I francesi non ci stanno, e vorrei ben vedere, e dopo un attacco veemente portato dentro i nostri 22, con la terza linea Picamoles segnano una meta, che non trasformata, porta il risultato sul 7-5. La partita continua, ma in campo c'è un Italia di cui non c'è traccia nei precedenti 6 Nazioni: una sicurezza ed un coraggio, sopratutto in attacco, mai visti. Attacchiamo e andiamo a giocare dentro il cuore francese, dentro la loro difesa, dentro la loro Bastiglia. Un'altra mentalità, almeno da quanto visto domenica, un altro approccio alla partita, non più la solita sudditanza. L'Italia per la prima mezz'ora, nonostante la meta subita, è in cattedra. Orquera con estrema freddezza trova uno splendido drop e un calcio che vale, al 20°, 13-5!!! Qualcuno ci dia un pizzicotto per favore!!

Il ritorno della Francia è prevedibile e con una meta dell'ala Fall, la trasformazione e un calcio di Michalak, i francesi passano a condurre in chiusura del primo tempo per 15-13. La casa dei Martin sembra una stazione ferroviaria per il continuo andirivieni ma Paola ci conforta con una deliziosa crostata di marmellata di mele cotogne, il tutto irrorato da un vino bianco degno di nota. L'Italia stenta a riprendere quota all'inizio del secondo tempo e la Francia con un altro calcio di Michalak ne approfitta: Italia 13 Francia 18. Ma l'Italia non demorde e la svolta avviene al minuto 57, secondo più secondo meno. Italia in attacco dentro i 22 dei Coqs, un paio di ruck vinte da manuale ma il tallonatore Giazzon appena entrato si fa sorprendere isolato e perdiamo metri importanti. Riusciamo a riposizionare l'assetto degli avanti e riprendiamo il terreno perduto. La palla esce velocemente e finisce ad Orquera che placcato riesce con un off-load magistrale a servire Castrogiovanni, che sebben con un uomo attaccato plana in meta. Orquera trasforma e siamo 20-18!!

Comincia la girandola dei cambi, e Burton subentrato ad Orquera dopo neanche 5 minuti piazza un drop memorabile: 23-18! I francesi sono inviperiti, non tanto per il risultato, ma per quello che li aspetta con un eventuale sconfitta sul groppone al loro ritorno in Francia. L'Italia dimostra una tenuta fisica inaspettata, e tiene duro anche quando rimangono in 14 per un giallo a Giazzon; fasi convulse con due mischie per i francesi proprio mentre scade il tempo: ma l'Italia tiene, eccome se tiene, e l'ultimo assalto portato dall'ala Fall finisce oltre la linea di touch. Owens fischia la fine in un tripudio inverosimile e tutti gli italiani si abbracciano in campo, sugli spalti e davanti alle TV. Sui volti sgomenti dei francesi appare indelebile la scritta “Oh, merde!” e si portano a casa per la seconda volta nelle loro Vacanze Romane questo souvenir d'Italie.

Considerazioni. Abbiamo visto un'altra Italia, con una tenuta finalmente di 80 minuti, con una mentalità nuova che la porta ad attaccare sempre, osare molto di più che in precedenza, e liberata da certi dogmi che ne limitavano la creatività. Non hanno subito negli scontri diretti, o meglio nell'uno contro uno e hanno sfidato i francesi fino all'ultimo. Se vogliamo poi parlare di cifre, eccone alcune di significanti: i francesi hanno effettuato 119 placcaggi, gli italiani 107. Gli off-loads francesi sono stati 7, quelli italiani 14, cioè il doppio, segno che c'era voglia di dare continuità al gioco. Ma ora viene il bello, e precisamente già da Sabato 9 Febbraio alle 15.30. Andiamo a far visita alla Scozia nella sua tana ad Edimburgo e a questo punto, vista la carica che ti può, anzi che deve darti, una vittoria sulla Francia e vista l'attuale condizione della Scozia, l'unico risultato che può dare un'ulteriore conferma che l'Italrugby ha cambiato marcia è uno solo: battere gli scozzesi in casa loro. Senza se, e senza ma. Una sconfitta a questo punto non è più negoziabile, e non si possono più accettare sconfitte onorevoli. Riusciremo a mantenere questo passo fino alla conclusione del torneo? E' veramente cambiato il vento? Vedremo, ma in passato ne ho viste tante, io rimango un po cauto. Della Francia vista nei test di Novembre non c'è traccia alcuna. Il problema della continuità è cosa evidente anche per loro. Dico poi un'eresia: non mi sembra che abbiano, tranne alcune eccezioni, tutte questa qualità di cui vanno fieri. Hanno molto su cui lavorare, ma è un terreno solido dove stanno mettendo le fondamenta? E' solo una questione di tempo penso, bisogna vedere quanto ce ne vorrà.

Un'altra considerazione: le partite dell'Italia vengono trasmesse in differita sulla Sette con il commento meno qualificato di tutte le reti televisive dell'universo. Cecinelli non ne imbrocca una che sia una, sembra Mike Buongiorno negli ultimi anni della sua onorata carriera. Dice cose ovvie e senza senso, e per fortuna il suo aiuto commentatore, mi sembra Mazzariol, aiuta la trasmissione a non naufragare nel mare dell'indifferenza. Le altre partite in programma le vedi solo se sei un abbonato Sky, e perciò la maggioranza degli appassionati di rugby vede un torneo monco, cioè 5 partite su 15, praticamente un terzo. I motori trainanti per divulgare uno sport sono sopratutto giornali e televisioni, e questo purtroppo al rugby nostrano manca parecchio. Chiedo a chi ne sa più di me, non è possibile fare di più per vendere il nostro prodotto?

Chiudo con un ultimo paio di cose. Venerdì la Under 20 dell'Italia ha perso 13-6, giocando un'ottima gara, con i pari età francesi davanti ad un pubblico di ben 400 persone che gremivano lo stadio di Caltanissetta!?!?! E qui mi fermo sull'argomento e lascio a voi ogni eventuale commento. La seconda notizia è che Sabato a Rovato (BS) la nazionale italiana di rugby femminile ha battuto le pari sesso francesi per 13-12. Decisamente per i Bleus non è un gran momento questo è poco ma sicuro, e speriamo che non s'incazzino molto e per ritorsione non ci diano indietro Carla Bruni...

Alla prossima giornata... se ho tempo e voglia. Au revoir!

Joseph

 

 

 

Ultima modifica: 05/02/2013 alle 20:32

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