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03/03/2013, 08:20
IL MIO 6 NAZIONI (3)
di Joseph Rossetto
Ben ritrovati!! La terza giornata del 6 Nazioni ha portato sorprese e conferme, e si tratta solo di stabilire quale risultato sia una sorpresa o una conferma.
Italia-Galles 9-26. Il risultato dell'Italia lascia l'amaro in bocca, anche perché molti si erano riempiti la bocca con proclami di pronto riscatto dopo la debacle in terra scozzese. Vi cito alcuni titoli sui giornali prima del match: “Tutti in mischia. Addio rugby champagne”. Ma di quale champagne parliamo, egregio Andrea Buongiovanni, autore dell'articolo in questione? Quello dimostrato nell'impresa contro la Francia lo chiamerei rugby prosecco, di ottima fattura, ma sempre prosecco. Il famoso rugby champagne d'oltralpe era ben altra cosa, ve lo dico io. Quello dimostrato contro la Scozia poi, per essere proprio generosi, lo definirei rugby Tavernello o giù di lì. Altro titolo: “Vittorie, testa e autostima. Siamo in crescita” E si è visto quanta testa, crescita ed autostima... Mancava Parisse, squalificato per tutto il prosieguo del torneo per un'espulsione poco chiara rimediata il sabato prima giocando con il suo club d'appartenenza, lo Stade Francais. Si è fatto subito ricorso e mentre sto scrivendo questo articolo non sono ancora a conoscenza se la sentenza è stata confermata o meno. Ci manca un pezzo da novanta, non ci sono dubbi, ma una squadra non può dipendere da un giocatore, per quanto forte sia. La partita inizia sotto una pioggia battente, in un clima gallese per dovere d'ospitalità. Gli azzurri ci mettono impegno, su questo non si discute, ma denunciano più d'una crepa. La mischia per esempio, non è più il temibile pacchetto punto di forza del team azzurro; è diventata una mischia “normale”, con qualche evidente problema in prima linea. Ora giocare contro due piloni come Jenkins e sopratutto Adam Jones, uno dei migliori al mondo nel suo ruolo, non è per niente semplice, perché oltre a forza ed esperienza, ci mettono una buona dose di furbizia. Lo Cicero, sulla soglia dei 37 anni, è cotto come una porchetta di Ariccia, località famosa dei castelli romani e Castrogiovanni, sebben 31 enne, comincia a denotare qualche scricchiolio, dovuto anche alle mille battaglie in azzurro (94 presenze) ed altrettante nel campionato inglese, che è forse il più duro al mondo per intensità e logorio fisico. Nell'arco della partita il pack azzurro si becca 6 calci contro in chiusa: erano anni che non succedeva. Se ci mettiamo poi una mediana con il duo Gori-Burton in giornata decisamente no, il risultato finale si spiega da sé. La partita è piuttosto bruttina, con un uso smodato del gioco al piede, dettato anche dalle pessime condizioni meteo. Gli avanti gallesi dominano in qualsiasi fase di gioco, ma in un modo o l'altro, riusciamo a rimanere attaccati al risultato e il primo tempo finisce 9-6 per i gallesi. Alla ripresa della contesa e dopo appena 5 minuti succede quello che dà la svolta definitiva alla partita. Il mediano di mischia gallese Phillips calcia dentro i nostri 22, e sulla palla arrivano Gori e Burton. Quello che succede dopo è un harakiri in piena regola. Vado io o ci vai tu, e così sulla palla non ci va nessuno. Il centro Jonathan Davies ringrazia, raccoglie e segna. E qui della partita vanno in onda i titoli di coda. Castrogiovanni sempre più in difficoltà si becca un giallo, e i gallesi ci puniscono dopo appena 2 minuti. Apertura fluida della palla da parte dei gallesi che sfruttano l'uomo in più e meta facile facile dell'ala Cuthbert. Per noi la luce si spegne del tutto, e ci mancano pure le candele. A parte un'ottima prestazione in touche, non vedo altro da salvare. E' vero che abbiamo preso una meta ridicola e una in inferiorità numerica, ma si può imputare quest'ennesima delusione solo alla sfortuna? A parte un episodio nel primo tempo, abbiamo mai sentito il profumo di un'occasione da meta. Ci hanno letteralmente fatto penare con il gioco al piede, ma nonostante il buon lavoro in ricezione di Masi e Mc Lean, una volta recuperata la palla, non siamo mai stati capaci di creare azioni pericolose degne di nota. Tante corse in orizzontale e quasi nessuna in verticale (vero Vosawai?) profondità quasi nulla e tanti palloni persi nel contatto con l'avversario. Questi sono solo alcuni dei problemi emersi. Parlando poi di cifre, paradossalmente è andato peggio che in Scozia: 56% di possesso, 58% di territorio, abbiamo costretto i gallesi a placcare quasi il doppio di noi (132 contro 80). Tanta fatica per un pugno di mosche. Il Galles vince senza stupire, ma vince. Ancora convalescente, dopo il brodino preso contro la Francia, contro l'Italia si è concesso un po' di stracchino e purè, se vogliamo usare termini gastronomici. Se contro la Scozia ad Edimburgo la sua salute migliorerà, magari con un piatto più sostanzioso, tipo pernice delle Highlands, nell'ultima partita magari avrà voglia e forze per farsi una bella scorpacciata di roast-beef inglese. Le cause dei nostri mali invece sono diverse: uno su tutti è, che mentre le altre nazionali continuano a sfornare giovani talentuosi, noi produciamo ben poco, specie a livello di avanti. Dobbiamo smettere di meravigliarci e fare un po' d'analisi ed autocritica. La Scozia ha meno tesserati dell'Italia, il Galles e l'Irlanda raggiungono a fatica quelli nostri, almeno sulla carta, e solo Francia ed Inghilterra stanno meglio come movimento di base. Allora com'è sta storia? La risposta potrebbe essere in quanto scrive Luciano Ravagnani, eccellente penna rugbistica del settimanale La Meta (giornale competente e fatto bene secondo me) di questa settimana e che fedelmente vi riporto ed evidenzio. Ravagnani così scrive:
“Il problema è nella scuola di base. Vedendo Italia-Galles e la lenta agonia azzurra verso la sconfitta, ho pensato al Made in Italy famoso nel mondo e all'invasione di merci scadenti provenienti dalla Cina. La qualità contro il volume. Manualità, design ed inventiva contro catene di montaggio a basso costo. Il problema è “Chi insegna rugby in Italia? Come funzionano le scuole dei club, e non solo quelle dei club più in vista? Come si svolgono i corsi federali per preparare coloro che poi sono delegati ad insegnare rugby? E come si insegna rugby? Direi anche “Che tipo di rugby si insegna?La qualità e la conoscenza tecnica sono il limite del nostro rugby, da molti considerato atleticamente competitivo. Ma se si lavora in palestra a prestazioni record, se crescono a dismisura i deltoidi, se il collo dei nostri ragazzi non trova più “numeri” di camicia, se la mischia statica regge il confronto con molte (non tutte come erroneamente si crede), se nella touche le cifre ci danno fra i migliori, perché arrivano in Nazionale giocatori che non sanno passare la palla? Che hanno mani di pietra o che non sanno fare un cambio di passo?
Secondo me c'è molto di vero in quello che scrive Ravagnani nel suo articolo. Se dal lato atletico teniamo ancora botta, nonostante una squadra un po' vecchiotta, il gap tecnico rimane ancora evidente. Ma queste sono considerazioni prettamente personali e ognuno avrà il proprio pensiero a riguardo. Rimane il fatto, per fare uno dei tanti esempi, che l'apertura Burton è alquanto mediocre e il mediano di mischia Gori deve ancora crescere molto: lo sarà quando riuscirà a giocare ad alto livello almeno tre-quattro partite di seguito. L'Italia nel prossimo turno dovrà recarsi a Twickenham per giocare contro l'Inghilterra, che sta viaggiando a pieno regime ed in testa al torneo. Ora, nel rugby ogni partita è storia a sè, nessuno è imbattibile e nessuno può dire “gatto finché non lo ha nel sacco” come diceva il mitico Trap. Gli azzurri visti contro la Francia possono dare più di qualche grattacapo al 15 della Rosa, quelli visti contro la Scozia ed il Galles, non gli fanno neanche il solletico. Bisognerà scendere in campo lasciando a parte rugby champagne o altre strane idee; ci aspetta una vera battaglia sul piano fisico che si giocherà a un ritmo infernale. Prepariamoci a una battaglia di trincea con assalto alla baionetta, sperando in un'ottima giornata nostra e una pessima giornata loro e vediamo cosa succede. Avranno anche loro dei punti deboli, si tratta solo d'individuarli e sfruttarli. Non siamo in un buon momento, sopratutto a livello mentale, ci aspettano due partite alquanto toste (Inghilterra, poi Irlanda in casa) e nessuno vuole perdere contro gli italiani. Potrà succedere che vinciamo contro l'Inghilterra, ma non sarà frutto di un cambiamento radicale del nostro rugby, sarà solo un episodio, eccezionale, ma solo un episodio. Qualcosa mi dice che il tempo delle illusioni sta finendo. Ma se mi sbagliassi, ne sarei ben felice.
Inghilterra-Francia 23-13. La seconda partita della III° giornata era in programma sabato alle 18. Il match fra inglesi e francesi è soprannominato “The Crunch”, nome che ha diversi significati ma non so quale sia inerente alla partita e spero che il nostro amico Peter, che ci legge sempre, ci possa dare una dritta a riguardo. Rugbisticamente parlando, e forse non solo, gli inglesi odiano i francesi, i quali ricambiano il sentimento con gli interessi. Anni fa, dopo una batosta subita dall'Inghilterra a Parigi, i giornali francesi scrivevano che gli inglesi avevano giocato con un ritmo da shopping sulla via degli Champs Elysées e avevano fatto indigestione di ostriche sotto forma di punti. Sempre anni fa dopo una vittoria sonante degli inglesi, i giornali inglesi scrivevano che i francesi giocavano un rugby champagne che sapeva di tappo con lievi sentori di aceto. Due nazioni che si rispettano ma che in passato hanno avuto qualche problemino fra di loro. La Guerra dei Cent'anni (1337-1453) per esempio, è uno dei tanti. Un'altra chicca in fatto di dispetti è la storia dei treni super veloci TGV, che arrivavano a Londra provenienti da Parigi attraverso il tunnel sotto la Manica. Per anni, i treni dalla Francia, hanno terminato la loro corsa nientemeno che alla stazione di Waterloo; era impossibile non notare il nome e cosa rappresentava, ed era proprio quello che gli inglesi volevano. Alla fine degli anni '80, dopo una partita persa dagli inglesi a Parigi, si consumò, come di consueto, un robusto terzo tempo. Era usanza e tradizione in quegli anni che le due squadre si scambiassero dei doni, una cosa caratteristica della propria nazione da donare agli avversari. Non mi ricordo cosa gli inglesi avessero regalato ai francesi, ma quel che ricordo bene è che i francesi regalarono una confezione di dopobarba pregiato ed una piccola bottiglia di cognac ad ognuno del 15 della Rosa. Dopo una certa ora i fumi dell'alcool cominciarono a prendere il sopravvento, ed un pilone inglese, visibilmente alticcio per non dire ubriaco marcio, scambiò le due confezioni e trangugiò tutto di un fiato la bottiglietta del dopobarba scambiandolo per dell'ottimo cognac. Il fatto fu riportato fedelmente dai giornali inglesi il giorno dopo, ed in una vignetta era ritratto il pilone inglese in questione, seduto al bancone del bar in smoking, dove sugli scaffali erano in bella mostra, non superalcolici ma diverse marche di dopobarba. Una delle tante storie successe tra queste due eterni rivali. La Francia veniva da due sconfitte, è in piena crisi esistenziale ed è quotidianamente massacrata da giornali e televisioni. Cambia sette uomini della formazione precedente e fa giocare finalmente il talento Fofana nel suo naturale ruolo di centro, ma insiste con l'altro centro Bastareaud volendolo usare come apriscatole della difesa avversaria. Ora il ragionamento può anche essere esatto, ma visto il peso e l'agilità dell'apriscatole Bastareaud, secondo me deve aver sicuramente mangiato con avidità il contenuto delle scatole stesse. E' un tentativo del tecnico Saint Andrè di usarlo come fa l'Inghilterra con il mio idolo Tuilagi, ma visto il confronto diretto tra i due in partita, non c'è proprio paragone. Il francese è grosso e prende velocità dopo alcuni km; l'inglese è pure grosso, ma non riesci quasi mai a fermarlo subito e guadagna sempre, a suon di schiaffoni, la linea del vantaggio. L'Inghilterra va in vantaggio al primo minuto con un calcio, ma poi è la Francia, che sembra letteralmente trasformata, a prendere l'iniziativa e il sopravvento territoriale. Pareggiano subito dopo con un calcio di Parra e continuano ad invadere lo spazio difensivo degli inglesi, i quali difendono con lucidità e senza falli. Dopo un po' gli inglesi escono dalla loro tana e guadagnando un calcio si portano in vantaggio 6-3, ma viste le cose in campo è un vantaggio immeritato. Gli inglesi sono stupiti da tanta sfrontatezza francese e hanno più di qualche problema in mischia chiusa, che è da sempre il loro marchio di fabbrica. Poco dopo la Francia raccoglie i frutti del suo encomiabile lavoro: Fofanà attraversa le maglie della difesa inglese come Mosè le acque del Mar Rosso, evita un misero tentativo di placcaggio dell'ala Ashton (che non ne fa uno di decente manco morto) e s'invola verso l'area di meta vanamente inseguito dalla muta di cani inglese. Altri due placcaggi evitati, o meglio sbagliati, e il centro francese arriva a fine corsa. Meta trasformata e 10-6 pour les Coqs. C'est très bon!! Poco dopo l'apertura Farrell accorcia le distanze, e il primo tempo si chiude con il vantaggio inaspettato ma meritato dei francesi. Nella ripresa l'Inghilterra cambia registro e, complice anche una Francia un po' in stand-by per rifiatare, comincia a macinare gioco ed a corrodere metri su metri il campo avversario. La partita, fino a quel punto molto fisica, diventa brutale. I colpi non mancano, il nervosismo neppure. L'Inghilterra passa in vantaggio con un altro calcio di Farell e poco dopo trova la meta con una palla rocambolescamente e fortuitamente uscita da una ruck. Tuilagi, con la testa avvolta da una benda sanguinante come un reduce della Guerra di Secessione, raccoglie la palla vagante, e meravigliato di tanta grazia la deposita in area di meta. A questo punto la Francia si spegne e l'Inghilterra non molla la presa sull'animale ferito a morte. Continua con lucidità e cinismo, attenta a non commettere errori e condotta dal suo esemplare capitano terza linea Chris Robshaw, che insieme al suo compagno di reparto Tom Wood sono i migliori in campo. Entra l'apertura Toby Flood per l'acciaccato ed nervosetto Farrell, ma la musica non cambia e con altri due piazzati del nuovo entrato la partita si conclude sul 23-13 per England. Considerazioni. Una Francia completamente diversa dalle precedenti due partite, soprattutto mentalmente. E' riuscita a giocare le sue carte, a mettere i atto i suoi piani ed a mettere in difficoltà gli inglesi, i quali hanno reagito con caparbietà e sopratutto disciplina, dimostrando una maturità sorprendente per un gruppo così giovane. Secondo me la Francia tornerà ai suoi antichi fasti quando giocherà da “Francia” e lascerà perdere il rugby da autoscontri, non essendo esso nel suo DNA. Se riuscirà poi a trovare un altro centro dalle qualità eccelse di Fofanà e trovare un lavoro come scaricatore ai Grandi Mercati di Parigi a Bastareaud, meglio ancora. Quanto all'Inghilterra, penso si sia detto tutto e quello che non si è detto lo si è visto sul campo. Ha compiuto un altro passo verso la vittoria finale, ma l'aspetta la partita interna contro l'Italia da non prendere sottogamba, e nell'ultima giornata la trasferta a Cardiff nella tana del Galles, il quale, se vince in Scozia nel prossimo turno, è ancora in corsa per la vittoria finale. E se le due compagini si presentassero all'ultimo turno con l'Inghilterra e Galles divise da due punti, la Battaglia di Waterloo sarebbe un pic nic al confronto della battaglia che andrebbe in onda al Millenium di Cardiff. Ultima cosa: tenete in memoria il pilone inglese Vunipola, appena ventiduenne e nel giro della nazionale della Rosa. Chi lo ha visto all'opera con il suo club, il Gloucester, nel campionato inglese, conoscerà le qualità del ragazzo. Ne sentirete parlare in futuro. Garantito.
Scozia-Irlanda 12-8. Ecco un esempio di squadra che piomba all'Inferno per poi resuscitare ed entrare con squilli di tromba in Paradiso. Sto esagerando ovviamente, ma la Scozia non vinceva due partite di seguito da un bel po'. Quando perdono, e succede spesso, si possono muovere contro critiche sulle scelte di gioco, ma non assolutamente criticarli per l'impegno trasmesso in campo. Attaccano all'arma bianca, tante volte senza risultato, ma difendono il loro fortino come pochi. L'Irlanda ha avuto qualcosa come 71% del possesso ed il 77% del territorio, che è un'enormità! Già dall'avvio del match si nota subito che non sarà cosa facile per gli irlandesi portare a casa la vittoria. Nonostante gli attacchi incessanti del 15 del trifoglio condotti da O'Driscoll ed O'Brien, gli irlandesi vanno a sbattere contro un muro. Fort Scotland, trascinati dal capitano terza linea Kelly Brown e dalla monumentale seconda linea Jim Hamilton, resiste con coraggio, con abnegazione, e non cede d'un millimetro. L'Irlanda presenta come apertura il nuovo Paddy Jackson proveniente dall'Accademy irlandese; un buon giocatore, acerbo ma con buone qualità ed un futuro interessante. Gli irish le provano tutte, ma non raccolgono niente di più di tre punti. Un primo tempo non sicuramente esaltante e che finisce 3-0 per l'Irlanda. All'avvio di ripresa, al ottavo minuto, l'irlandese Sean O'Brien crea un break e s'insinua per 30 metri dentro il campo scozzese; si forma un ruck, poi un altro, ed al terzo la palla capita all'ala Craig Gilroy che con una giravolta evita un paio di placcaggi e segna quasi sulla bandierina. Sembra fatta per gli irlandesi ed Edimburgo trema temendo il crollo del suo quindici del Cardo. Invece gli scozzesi non demordono e non si lasciano intimidire. Reagiscono come dovrebbe fare una squadra con gli attributi e si catapultano nelle terre irlandesi. Ora è battaglia pura, fratelli celti contro fratelli celti, e la partita, trascinata dai 62.000 sugli spalti, salta in aria come una polveriera. Il capitano Brown, con le due seconde linee Hamilton e Gray, sembrano pirati all'arrembaggio e la prima linea rimane sull'eccellente standard già mostrato contro Castrogiovanni e company. Attaccano, e al contrario degli irlandesi, portano a casa il macinato. Quattro calci di punizione, al 12°, 19°, 23°e 33° del mediano di mischia Greig Laidlaw, ribaltano la partita come un calzino, rimandando a Dublino i frustrati irlandesi con le pive nel sacco. Seconda vittoria consecutiva per la Scozia: davvero una rarità da queste parti. L'Irlanda ha sprecato molto, la Scozia ha raccolto tutto quello che c'era da raccogliere, ortiche e rovi compresi. La Scozia sarebbe teoricamente ancora in corsa e il prossimo match in casa con il Galles dirà dove potrà arrivare. L'Irlanda il prossimo turno riceve la Francia, un match tra due squadre deluse e in cerca d'un immediato riscatto.
Altre cose piacevoli o meno. L'Italia Under 20 perde il quel di Viterbo (la prossima a Matera??) con un campo impraticabile, per 25-10 contro i pari età gallesi. Alcune cose buone, tante altre no. Tre mete subite, una segnata. Nello stesso torneo Under 20 del 6 Nazioni, tra le linee scozzesi spicca una giovane apertura talentuosa che gioca in Sud Africa con il Western Province. Si chiama Tommaso Allan e sarebbe “azzurrabile”. La FIR sta cercando di coinvolgerlo nel famoso Progetto Apertura. Sono proprio curioso di vedere come va a finire. A Benevento (perché non sul Gran Sasso??) le nostre ragazze hanno perso per un solo punto (15-16) contro le Gallesi. Le anglosassoni erano fisicamente più dotate ed hanno impresso un ritmo alto alla gara, ma le nostre “tose” non hanno mai mollato. Sono seconde in classifica a pari punti con la Francia. Non male davvero!! Altro. La nostra Under 18 gioca e pareggia 16-16 in Irlanda contro i padroni di casa. Gioca i dieci minuti finali, il nostro Grifone Pierpaolo Miotto. Con i miei complimenti vanno a lui i consigli, per quanto possono valere, di non sentirsi arrivato ed appagato, non aver la convinzione di sapere una pagina più del maestro, e con umiltà mettere la sua esperienza a disposizione dei suoi compagni di squadra dei Grifoni. Dulcis in fundo. Domenica pomeriggio, il Benetton, senza i nazionali, ha travolto 34-10 con 5 mete ad 1, una delle squadre più blasonate al mondo: gli irlandesi del Munster. Una partita praticamente perfetta. La Red Army del Munster si sa, non attraversa un momento particolarmente felice e viaggia a metà classifica nel campionato Pro 12, ma il Benetton senza gli azzurri gli ha rifilato un capotto memorabile. Se per caso andate in vacanza in Irlanda e capitate a Limerick, capoluogo della contea del Munster, in tantissimi pub potrete trovare le foto della famosa partita del Munster contro gli All Blacks giocata in un piovoso pomeriggio autunnale a metà degli anni 70. Giocarono appunto a Limerick, ed il Munster vinse 4-0 (a quei tempi le mete valevano 4 punti). Non fu una battaglia, fu una guerra. Una meta a metà del primo tempo e poi tutti in trincea. Ancora adesso, nel raccontarti le vicende di quell'impresa, alla gente di Limerick viene da piangere. Piangeranno per un bel po anche in questo periodo, e non so se esporranno nei pub le foto della partita giocata contro la Benetton e persa per 34-10... E con questa, vi saluto.
Ultima modifica: 03/03/2013 alle 09:49
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