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di Joseph Rossetto
SCOZIA 34 ITALIA 10
“Chi troppo sale, scende precipitosamente”. Un proverbio mai passato di moda ed anche stavolta ci capita proprio a proposito. Gli azzurri dopo la vittoria con la Francia avevano dichiarato: “Non ci monteremo la testa e resteremo con i piedi per terra”. Davvero? Le previsioni sono state ampiamente smentite, perché oltre a montarci la testa siamo riusciti nell'impresa di dare alla Scozia un'occasione per fare un figurone. Sapevamo che sarebbe stata una battaglia di trincea ed invece ci siamo presentati in smoking con un brandy in una mano ed un sigaro tra le dita dell'altra. Cosa non ha funzionato? O impieghiamo meno tempo ad elencare COSA ha funzionato? Qual'è il vero volto dell'Italia? Quello solare di Roma o quello grigio topo d'Edimburgo? La parola CONTINUITA' alloggia in casa azzurra? Tante domande, troppe forse, per dire che il vento è cambiato. Difficile spiegare cosa sia successo tra una partita e l'altra. Difficile spiegare una tale metamorfosi. Resta il fatto che l'Italia vista a Murrayfield non è mai entrata in partita, e gli Highlanders hanno fatto quello che hanno voluto. La partita in questione è la prima in programma nella seconda giornata e dopo Roma l'attesa per vedere se le cose siano cambiate è tanta. Il cielo grigio, il vento che viene giù dalle colline alle spalle di Edimburgo ed i fantasmi di William Wallace e Rob Roy che aleggiano nell'aria, fanno presagire “Un pomeriggio di un giorno da cani”. Tutto questo fa da contorno all'entrata solitaria in campo di Andrea Lo Cicero, che compie 100 presenze in maglia azzurra come pilone. Bravo, sopratutto perché alcuni anni fa quando s'aggirava sulla trentina, sembrava sul viale del tramonto. Adesso però gli anni sono quasi 37, e sempre parlando di tramonti, se per lui non fa ancora buio, poco ci manca. Poco dopo la Principessa Anna, beniamina e mascotte della Scozia, passa in rassegna le due squadre schierate in campo in attesa degli inni. Fratelli d'Italia, l'Italia s'è desta sembra quasi un augurio per le nostre speranze, Flowers of Scotland sembra invece quello che in realtà è: un richiamo alla battaglia. La quale inizia appena l'arbitro fischia l'inizio della contesa. Gli scottish muovono bene la palla, ci aggrediscono in ogni parte del campo ed inquinano tutte le ruck, complice anche la nostra riluttanza alla trincea. Orquera, disaster man of the match, colpisce un palo dopo una punizione accordateci al 7° minuto e questo non è un bel segnale. Da un fuorigioco al 15° ed una maul avanzante abbattuta al 25° scaturiscono due calci che lo scozzese Laidlaw trasforma da par suo. Un primo campanello d'allarme arriva appena poco dopo perché Venditti s'impappina maldestramente su di una palla a terra, la quale viene recuperata da uno scozzese che s'invola verso una meta facile. Ma a due metri dal Paradiso il mediano Botes compie un miracolo salvandoci da una segnatura certa con un formidabile placcaggio. La cosa invece di destarci non sortisce nessun effetto; ed infatti poco dopo capitoliamo subendo una meta con Visser nata con da un'azione iniziata e condotta da Hamilton il quale consegna la palla all'ala del Glasgow che schiaccia in meta, complice una nostra difesa all'acqua di Colonia. La partita prende una brutta piega, e il fatto che riusciamo ad entrare per la prima volta nei 22 avversari solo al 35° ne è testimonianza. Abbiamo una reazione (finalmente!!) e dopo 5 splendidi off-load da manuale, si forma una ruck, dove però gli scozzesi sono già là ad aspettarci. Il nostro esile sostegno ci costringe ad un tenuto che decreta una sacrosanta punizione rimandandoci così, indietro di 40 metri. Insistiamo, e riusciamo ad entrare nella loro metà campo sul finire del tempo; l'arbitro, di sicuro non un fenomeno, punisce un'entrata laterale della Scozia e ci degna di un calcio di punizione che il frastornato Orquera riesce a trasformare. Finisce il tempo e siamo sotto 3-13. Il secondo tempo inizia con una mazzata che stenderebbe anche un dinosauro; scocca il minuto 43, touche vinta dalla Scozia tra la linea dei 10 e quella dei 22, gran giocata in mezzo al campo e meta di Scott che Laidlaw trasforma: 20 a 3, e qui la barca azzurra comincia ad imbarcare acqua come il Titanic. Il capolavoro, degno della Cappella Sistina, avviene neanche 3 minuti dopo. Accecati dalla frustrazione, attacchiamo dentro i 22 sul lato sinistro del loro campo e sembra che sia la volta buona per salvare almeno l'onore. La palla è nelle mani di Orquera che avanza con Benvenuti in sostegno sulla sua destra: basterebbe fissare l'ultimo ostacolo e passare la palla al nostro centro come farebbe il più asino dei nostri giocatori che giocano su molti dei nostri campi spelacchiati. Essendo un due contro uno l'ultimo baluardo scozzese è indeciso sul da farsi, ma ci pensa Orquera a dargli una dritta. L'apertura 31 enne proveniente dalla pampa argentina, che qualche giornalista ubriaco di metanolo aveva definito dopo Roma come il nuovo Dominguez, consegna l'ovale con su scritto “Vai che sei solo” all'avversario. L'estremo Hogg (che bel giocatore!) non si fa pregare, innesca i post-bruciatori e cavalca indisturbato per 80 metri: Laidlaw trasforma e siamo 3-27. Il Titanic azzurro sprofonda sempre di più e le facce sconsolate dei giocatori in campo sono lo specchio del loro stato d'animo. La partita continua, e la Scozia adesso gioca sul velluto di un biliardo e tanto per non uscire dal tema, manda in buca un'altra meta al 69° minuto. Da una ruck mal gestita dagli azzurri esce una palla non controllata, Sean Lamont la raccoglie per grazia ricevuta e percorre metà campo con la palla in una mano ed una pinta di Tennent's nell'altra e si tuffa in meta stando attento a non rovesciarne nemmeno una goccia. Il solito e noioso Laidlaw trasforma e si va sul 3-34. Una Caporetto in piena regola. A sei minuti dalla fine ci ricordiamo che qualcosa sappiamo fare anche noi e partendo da una chiusa ai 10 metri, Parisse con un reverse-pass (un suo vizietto che tante volte non va a buon fine) passa la palla a Zanni il quale sebben placcato riesce a segnare. Trasforma Burton, entrato per sostituire il trasparente Orquera, e fissa il risultato finale sul 34-10 per i discendenti di Robert Bruce. Considerazioni a fermo immagine. Abbiamo avuto più possesso palla (62%), più territorio (61%), il doppio dei palloni portati (143 contro 65), di maul e di ruck vinti (91 contro 48), costringendo gli scozzesi a placcare 146 volte contro 56 (più del doppio, quasi un terzo). Leggendo questi dati, uno che non ha visto la partita non avrebbe dubbi sul vincitore. Ma così non è stato. Perché? Qualcuno m'aiuti per favore. La spiegazione forse sta nel fatto che siamo andati a cercarli dove erano più forti, che loro sono stati più reattivi, veloci ed organizzati, e sopratutto sono stati capaci, con un gioco al limite del regolamento nelle ruck, di rallentare il nostro già precario gioco. E sopratutto siamo stati molto deboli nei punti d'incontro dove i nostri venivano puntualmente battuti. In sintesi, loro erano all'ultima spiaggia ma come tante altre volte sono stati capaci di sfornare una prova di carattere e spessore agonistico degni della loro fama. Anche noi eravamo in spiaggia, ma sotto l'ombrellone con mojito, patatine e infradito ai piedi. Una cosa è certa: con il Galles in casa il prossimo turno servirà di più. Molto di più. Io sono sempre più convinto che non siamo sulla riva del fiume dove stanno le nazionali minori, ma stiamo cercando di raggiungere l'altra riva dove ci sono le nazionali più forti. Siamo in mezzo al guado immersi fino alla cintola con la corrente che cerca ti trascinarci via. Ed è lì che resteremo.
FRANCIA-GALLES si gioca la sera alle 18, ed è una sfida all'ultimo sangue. Chi perde può quasi certamente dare un addio ai sogni di gloria per la vittoria del 6 Nazioni. Il terreno dello Stade de France sembra perfetto ma già dalle prime mischie, cospicue zolle d'erba si sollevano come la parrucca di Platinette. La partita nei primi 20 minuti offre il peggio di entrambi le squadre. Entrambe due le compagini sembrano frenate dalla paura di sbagliare: la Francia sembra aver perso il suo famoso French-flair, il quale è stato il loro biglietto da visita per decenni; il Galles sembra affetto da un male misterioso che gli blocca quelle iniziative che facevano danzare la palla in ogni angolo del campo e che tanto avevano deliziato i palati fino a poco tempo fa. Ciononostante, prima segna la Francia con un piazzato, ma dopo appena 3 minuti il Galles pareggia sempre su punizione, quasi si trattasse di un patto di non belligeranza. La partita ha un sussulto verso il 25° quando la Francia entra nei 22 gallesi e attacca con veemenza cambiando più volte il fronte d'attacco. Sarebbe meta se il mediano francese non avesse l'occhio sinistro cieco, perché è dal quel lato che si presenta per ben tre volte un quattro contro due gigantesco. Ma come ben si sa, la sorte ti gira le spalle quando non approfitti del suo benevolo aiuto, e i francesi così perdono palla e vengono ricacciati indietro. Il match continua con la replica dei gallesi i quali si buttano all'arma bianca a ridosso della linea di meta francese, ma le idee rimangono confuse, complice una mediana, sopratutto l'apertura Dan Biggar, non in grande giornata. Il tempo finisce sul 3-3, e l'arbitro manda tutti negli spogliatoi a bere un tè caldo. Pronti via, e all'inizio del secondo tempo il Galles si porta in vantaggio con un calcio di Halfpenny decretato per un affossamento da parte dei francesi. La partita ora sembra più piacevole del primo tempo e le due compagini si alternano nella conduzione del gioco con vari capovolgimenti di fronte. La Francia pareggia al 12° con Michalak e la partita continua a rimanere sui binari del perfetto equilibrio, sia come risultato, sia come gioco. Trinh-Duc, appena entrato e schierato ad estremo, fallisce un drop da posizione favorevole e si becca un uragano di fischi da un pubblico francese sempre più spazientito. Il tecnico transalpino Saint Andrè schiera come centro-apriscatole il giovane Bastareaud spostando il talentuoso Fofana al ruolo di ala. Ed è una bestemmia secondo me, perché Bastareaud è un bussolotto di 110 chili ed oltre, con l'agilità di un camion-betoniera a cui per prendere velocità non basta una pista dell'aeroporto Charles de Gaulle, mentre Fofana è un centro dalle mille invenzioni, come dovrebbe essere d'altronde un centro targato Francia. Dopo altri venti minuti di sostanziale equilibrio come volume e qualità di gioco, al 30° la gara s'infiamma improvvisamente con un'azione del duo gallese Biggar-North. I gallesi, che improvvisamente si ricordano di essere i detentori del titolo, ripartono diverse volte creando innumerevoli fasi di gioco e entrando nei 22 avversari. L'apertura, una volta con la palla in mano, esegue un cross-kick verso la bandierina di sinistra dove piomba con i suoi 100 chili ed i suoi 190 cm d'altezza, l'ala gallese North, il quale raccoglie il pallone, rompe il placcaggio di Trinh-Duc e rimanendo in campo per un pelo, schiaccia l'ovale incassando i 5 punti. Halfpenny, uno dei migliori della sua squadra, riesce a trasformare da una posizione molto angolata e così siamo a 13-6 per il Galles. La Francia è tramortita e gli ultimi 10 minuti dei Coqs sono tra i peggiori da trent'anni a questa parte. Il Galles non s'impietosisce, e sulle ali dell'entusiasmo riesce a consolidare il risultato con un piazzato di Halfpenny. La partita finisce 16-6 per gli uomini del Dragone, e i fischi dell'inviperito pubblico francese che accompagna i giocatori negli spogliatoi si possono udire dalla Manica fino al Mediterraneo. Considerazioni. La Francia, che non perdeva le prime due partite del 6 Nazioni (ex 5) dal lontano 1982 ed era una delle favorite ad inizio torneo, viene catapultata in fondo alla classifica da sola. Mancanza di concentrazione, di voglia, scelte poco azzeccate e qualche malumore interno sono gli ingredienti di questo momento poco felice dei cugini francesi. E questa loro sconfitta interna senza quasi mai creare seri grattacapi ai gallesi ridimensiona un pochino la nostra vittoria in quel di Roma. Sicuramente cercheranno un riscatto, e lo troveranno sicuramente, l'importante è che non lo facciano il prossimo turno quando andranno a render visita agli odiati nemici inglesi. Non so se mi sono spiegato... Del Galles che dire? Sono usciti dal tunnel dopo ben otto sconfitte consecutive? Un segnale di questa eventuale inversione di marcia potrebbe venire dalla prossima trasferta italiana dove saranno attesi da una squadra che vorrà riscattarsi dopo la debacle in Scozia. I gallesi possono partire da questa vittoria in Francia, un evento che non capita tutti i giorni, e dopo tante amarezze si sono tolti un grosso peso. Vincere è anche una questione d'abitudine, e loro erano abituati eccome. Sono ancora in corsa per la vittoria finale nonostante tutto, e la prossima trasferta di Roma darà un ulteriore conferma, o smentita, del loro stato sia fisico che mentale.
IRLANDA-INGHILTERRA viene giocata il giorno dopo ed è già uno scontro che deciderà la leadership momentanea del torneo. L'Irlanda, data per morta e sepolta una quantità innumerevole di volte, viene dalla convincente vittoria in Galles e la giovane Inghilterra dalla vittoria comoda contro la Scozia. Nonostante una camminata tra i boschi e le vigne in quel di Arfanta, paese vicino a Tarzo, ed un pranzo rustico e genuino in una casa di nobili contadini dove il tempo sembra si sia (per fortuna) fermato, all'avvicinarsi dell'ora del match sono sempre più nervoso. Arrivano le 16 e sono in fibrillazione, mani sudate e piedi bollenti. All'Avviva Stadium di Dublino piove che Dio la manda, ma la pioggia ed il vento gelido che arrivano dopo aver attraversato l'Atlantico non impensieriscono neanche minimamente i 51.000 presenti. Tanto per cambiare commenta la partita il duo di Piadena (quelli che cantavano “O com'è bella l'uva fogarina, o com'è bello saperla vendemmiar”) che all'anagrafe rispondono ai nomi di Pierantozzi e Fusetti. Alla prima cazzata del Pierantozzi, dopo appena 15 secondi, mi sintonizzo sul commento in lingua originale (per non dire madre) inglese. La pioggia condiziona il gioco, non certamente gli animi in campo, e la partita diventa un'aspra battaglia fin dalle prime battute. L'Inghilterra attacca il campo avversario spingendo sull'acceleratore, anche per non farsi intimidire dagli irlandesi, e dopo un paio di minuti guadagna un calcio causato da un'entrata laterale del tallonatore del trifoglio Rory Best, che il giovane inglese Farrell piazza con freddezza nonostante tutta la pressione che i supporters irlandesi gli fanno sentire addosso. La palla non viene sventagliata al largo, causa anche la pioggia, ma anche perché il gioco al piede viene usato spesso e volentieri. Sembrerebbe che le due squadre abbiano deciso che la contesa venga giocata preferibilmente, e con somma gioia dei trequarti, tra i due pack delle mischie. Gli irlandesi attaccano con furore cieco, si portano dentro i 22 nemici ma gli inglesi difendono magistralmente senza concedere falli. Purtroppo l'Irlanda perde dopo circa un quarto d'ora l'ala Zebo, giocatore del Munster messosi in particolare luce in questa stagione. Ma la rogne per gli irish non sono finite, perché i guai sono come la carta igienica, ne prendi un foglio, ne arrivano dieci. Al 30°, dopo che Farrell aveva portato i suoi sul 6-0, perdono anche l'apertura Sexton, causa stiramento alla coscia. Sebbene senza il loro faro e con il subentrato Ronan O'Gara non certamente all'altezza, i padroni di casa non si perdono d'animo, ed inviperiti più di prima danno la caccia agli inglesi in ogni angolo del campo. Ma vanno a sbattere contro un muro e il primo tempo finisce con i bianchi della Rosa in vantaggio per 6-0. Il secondo tempo è la fotocopia del primo, battaglia nuda e cruda allo stato puro. Gli inglesi non cedono d'un centimetro, gli irlandesi attaccano con folate che ricordano la battaglia di Clontarf del 1014 quando scacciarono gli scandinavi dall'isola una volta per tutte. Si fanno sotto nel punteggio, 3-6 al 44°, ma al minuto 57 succede quello che potrebbe cambiare le sorti del match e la storia di questo 6 Nazioni. Un fallo tanto veniale quanto stupido di Haskell regala all'Irlanda un calcio che O'Gara trasforma portando i suoi sul 6-6. E non è finita, perché la terza linea inglese si becca anche un sacrosanto giallo che lo costringe a lasciare i suoi compagni in mezzo alla tempesta. Ma è tra il 57° ed il 67° che l'Inghilterra costruisce la sua vittoria con una condotta esemplare. Attaccano il campo irlandese con insospettata forza, quasi non fossero in uno in meno e gli irlandesi sono un po' sorpresi da così tanta sfrontatezza. Invece di perdersi d'animo, gli inglesi serrano i ranghi e fanno un blocco unico avanzando dentro il cuore irlandese. Nei dieci minuti in inferiorità numerica conquistano due calci che il glaciale cecchino Farrell piazza tra i pali, e quando rientra lo sciagurato Haskell, a testa bassa conscio dell'errore commesso, i suoi compagni di ventura gli consegnano un 12-6 su di un piatto d'argento. A quel punto mancano poco più di dieci minuti alla fine e gli irish ormai sono a corto di carburante; gli inglesi danno fondo alle loro energie ed concludono il match in attacco, dominando così i rivoltosi irlandesi come Oliver Cromwell nel 1641. Considerazioni. L'Irlanda è sempre l'Irlanda, con i suoi vecchi mastini ed i suoi giovani terrier. Sembra che ogni anno sia alla fine d'un ciclo ma riesce sempre a mettere una pezza in ogni ruolo. Se di difetti si può parlare, forse non hanno una rosa molto ampia, visto che sono ancora nel giro delle nazionale l'apertura O'Gara e la seconda linea O'Callaghan, tanto per citarne un paio. Senza contare che l'eterno ed immenso O'Driscoll è ancora lì a fare da leader alla loro linea arretrata. Li sorregge lo spirito di San Patrizio, l'energia della Guiness, le calorie del loro famoso stufato d'agnello ed il calore di un popolo che non li lascia mai soli. Squadra ancora solida, e ancora in lizza per la conquista del 6 Nazioni. Anche l'Inghilterra è favorita per la vittoria, perché a questo punto non si può più nascondere. Contro l'Irlanda ha sfoderato un impressionante prova di cinismo e di freddezza nei momenti caldi dell'incontro; l'Inghilterra di un anno e mezzo fa, periodo mondiale 2011 per capirci, raggiunta nel punteggio e con un uomo in meno, domenica scorsa non avrebbe avuto scampo e sarebbe uscita dall'Avviva Stadium con le ossa rotte. Continua a sorprendermi la leadership del giovane Farrell del quale, se non si perderà per strada (conoscendo il padre sarà difficile), sentiremo parlare ancora a lungo. Due parole anche per il centro Barritt: mette la museruola a O'Driscoll e confeziona una partita con la solita prestazione silenziosa ma incredibilmente efficace. Una squadra solida con una mentalità, a dispetto degli anni, matura e vincente e con diversi talenti. Finisco con due notizie:la nostra Under 20 ha perso Venerdì contro i pari età scozzesi per 30-17 e non ripetendo la bella prova mostrata contro i francesi la settimana prima. Imprecisi e molto fallosi, vengono puniti da una Scozia più ordinata. Dulcis in fundo: finalmente una bella notizia! La nazionale femminile batte fuori casa le pari sesso scozzesi per 8-0 in una partita giocata a Dundee con una pioggia battente ed una temperatura appena di 2 gradi. Calcio piazzato di Veronica Schiavon e meta di Sara Barattin (quando si dice il destino...) trasformata dalla stessa. L'Italia adesso conduce la classifica in compagnia dell'Irlanda a pieno punteggio. Brave tose, bell'esempio!!! Il prossimo turno (23/24 Febbraio) ci offre un Italia-Galles, un Inghilterra-Francia e per finire uno Scozia-Irlanda. Come sempre i pronostici si sprecheranno, e come sempre alcuni verranno clamorosamente smentiti. La partita dell'Inghilterra contro la Francia metterà ancora un volta a dura prova le mie coronarie, anche perché ho un sacco d'amici che tifano per i Bleus e che m'aspetteranno al varco in caso di vittoria francese. Se ciò dovesse avvenire, non sarò raggiungibile telefonicamente e fisicamente per almeno un mese. Poi non dite che non vi ho avvertito. All the best!!
elbiondo54
Ultima modifica: 18/02/2013 alle 17:54
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